Abstract:
L’esperienza di massa del “lavoro forzato da casa” - resasi necessaria a seguito dell'emergenza sanitaria - è stata troppo rapidamente salutata come l’avvento, quasi messianico, di una compiuta rivoluzione organizzativa della quale il lavoro in Italia aveva bisogno. Tuttavia, quasi sempre in questi due anni sono mancati alcuni elementi qualificanti del “lavoro agile”: primo tra tutti la volontarietà, ma più in generale la presenza di una riprogettazione organizzativa complessiva. La presentazione fornisce elementi utili ad una riflessione critica su tali questioni e, più in generale, sui presupposti culturali ed organizzativi alla base dello smart working.